A scuola rientrano anche gli studenti con disabilità. Qualcuno ci pensa?
A cura del prof. Luigi D’Alonzo, direttore CeDisMa, presidente Sipes, docente di Pedagogia speciale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore
Si parla molto di distanze, banchi con le ruote e possibili contagi. Quasi nessuno si pone il problema che nella scuola italiana sono presenti anche gli allievi con disabilità o con bisogni educativi particolari. Con la prospettiva di dover fronteggiare condizioni contestuali complesse e imprevedibili, come Società italiana di Pedagogia speciale (Sipes) vogliamo farci voce dei principi su cui si basa la prospettiva pedagogica dell’inclusione, per prevenire scelte che potrebbero condurre a pratiche di esclusione o, addirittura, di totale abbandono, anche se non del tutto cosciente, di alcuni alunni e alunne che incontrano difficoltà di apprendimento e ostacoli alla partecipazione.
L’azione didattica inclusiva valorizza una scuola accessibile. Il segno distintivo di una scuola accessibile è basato sulla nozione di differenza intesa come elemento valoriale di segno positivo. Una scuola accessibile offre opportunità di flessibilità di spazi, conoscenze e relazioni e apre all’usabilità e alla fruibilità di ciò che in essa viene promosso.
L’azione didattica inclusiva sostiene il valore della cura educativa per contrastare le disuguaglianze e le povertà educative. La cura educativa è orientata a promuovere la capacità di aver cura di sé, per essere in grado, a propria volta, di costituirsi come persone capaci di pratiche di cura per gli altri e di permettere a ciascuno di conoscere e riconoscere la diversità come un valore per tutti.
L’azione educativa inclusiva sostiene il valore delle differenze per contrastare l’esclusione. Il modello bio-psico-sociale, che rappresenta un paradigma di riferimento per la valorizzazione del funzionamento di tutti, esplicita chiaramente che funzionamento e disabilità sono elementi del continuum della salute e sono in stretta relazione positiva o negativa con i fattori contestuali.
L’azione didattica inclusiva si genera dalla vicinanza agli altri, ai compagni, alle compagne, ai docenti. Nessuna pratica didattica a distanza è in grado di sostituire le opportunità offerte dall’azione in presenza perché essa accomuna ciascun/a alunno/a agli altri allo scopo di condividere l’esperienza di apprendimento che deve strutturarsi come un agire condiviso, dove la partecipazione diventa essenziale. Ciò permette di avviare un autentico processo di socializzazione che faccia riferimento a una vicinanza autentica, non contraddistinta da falsi approcci protettivi e buonisti.
L’azione didattica inclusiva promuove la connettività all’interno e all’esterno dell’istituzione scolastica. È necessaria un’ampia gamma di conoscenze e di competenze per migliorare il funzionamento dell’innovazione e dell’organizzazione e che riguardano le capacità di lavorare e connettersi con gli altri.
In un documento abbiamo suggerito anche indicazioni operative concrete per operare bene a scuola rispettando i bisogni di tutti e di ciascuno, anche degli allievi con disabilità o con problemi.