È con una grande emozione che comunichiamo la morte del prof. Giuseppe Vico, una persona che nell’arco della sua esperienza accademica e scientifica ha saputo rappresentare un punto di riferimento costante, illuminante e preciso.
È con grande gratitudine che riconosciamo in Vico un vero pedagogista, pilastro sicuro, solido, capace di guidare l’azione educativa dei #giovani che con coraggio sceglievano di impegnare la loro vita nell’educazione.
Molti insegnanti ed educatori si sono realmente formati sui suoi saggi e nei suoi corsi, e continuano ad avere ben presenti le sue indicazioni nella loro azione pratico-operativa quotidianamente svolta in classe e negli ambienti formativi; molti studiosi di scienze dell’educazione hanno assimilato dai suoi studi le motivazioni profonde della loro ricerca pedagogica. I suoi lavori fondamentali sono il frutto di un rigore scientifico, di un impegno morale e di una passione personale non comuni, capaci di cogliere con largo anticipo i problemi ed i cambiamenti che la società odierna propone a tutti coloro che si occupano di educazione.
Giuseppe Vico ha incontrato lungo il suo cammino professionale la disabilità, il disadattamento, la devianza e, quindi, la sofferenza che queste condizioni comportano; il dolore l’ha saputo vedere, l’ha riconosciuto, lo ha compreso in tutte le sue linee particolari tanto da riscoprirlo in nuove situazioni, in nuove realtà che la globalità di un mondo in continua evoluzione sociale e culturale propone alla nostra attenzione, basti pensare al saggio scritto nel 2007 “L’avvento educativo dei poveri cristi” grazie al quale aiuta a prendere coscienza di una realtà speciale, di un universo umano silente, presente spesso ai nostri occhi ma profondamente “nascosto” al nostro cuore tanto da sembrare lontano dagli interessi e dalle attenzioni comuni. «I poveri diventano sempre più poveri mentre nuovi investimenti dilatano i loro tentacoli e seminano nuove forme di povertà antropologiche in ogni terra. Qualcosa si fa ma le povertà appaiono sempre come un compito immane, sul quale si interpreta, si elabora, si progetta e di dà vita ad un immaginario collettivo che sembra addolcire sempre la pillola amara di chi muore, per sete, per mancanza di istruzione e per inedia esistenziale».
Grazie Prof. Vico per avermi accompagnato in questi anni.
Luigi d’Alonzo