Inclusione scolastica, “Non è solo questione di finanziamenti, serve la competenza” è il titolo dell’intervista, a firma di Anna Maria Gioia, rilasciata al Corriere della Sera dal prof. Luigi d’Alonzo, ordinario di Pedagogia Speciale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Delegato del Rettore, per lo stesso ateneo, per gli studenti con DSA e disabilità.
“(…) Aiutare gli alunni con disabilità nella loro esperienza scolastica significa accompagnarli nella scoperta dell’essenziale di sé: la possibilità di un cammino verso il proprio compimento. E’ necessario, pertanto, promuovere un lavoro multidisciplinare di équipe tra gli insegnanti per, in primis, soddisfare i bisogni immediati degli alunni disabili; e in un secondo momento, portarli alla loro autorealizzazione.
(…) L’esperienza di inclusione totale che dagli anni settanta ci distingue da tutti gli altri Paesi, anche economicamente più floridi, ci ha permesso di capire che è possibile includere la persona con disabilità, anzi, è assolutamente auspicabile proseguire su questa strada perché i risultati ottenuti provano che tutto ciò è giusto. Abbiamo capito in pratica che i due termini diversità ed uguaglianza non sono antitetici, ma complementari: la diversità non esclude l’ uguaglianza e, a sua volta, l’ equiparazione non allontana la difformità; l’uomo, per essere e diventare tale, ha bisogno di vivere con gli altri uomini, in un ambiente idoneo, in un luogo dove le differenze siano normali, in cui la diversità degli altri non spaventi, non irriti, ma sia vissuta con serenità.
Quando lei afferma che gli alunni con disabilità vanno aiutati nella loro esperienza scolastica, finalizzata alla scoperta dell’essenziale del sé, che cosa significa in concreto?
Significa operare con competenza. I risultati ottenuti in questi anni ci dicono che la persona con disabilità, per incrementare al massimo le proprie potenzialità ha necessità di incontrare persone capaci di operare con conoscenza, abilità e professionalità. L’amore non basta, il mondo delle persone con bisogni speciali impone la competenza. Occorre molto di più. Per tanto tempo si è pensato che fossero sufficienti l’impegno personale dell’operatore, la sua buona volontà nell’assistere il soggetto con bisogni speciali, la sua delicatezza d’animo per sopportare un incontro che a molti, ancora oggi, pare insopportabile; tuttavia, le esperienze che in questi anni si sono effettuate e le riflessioni che da esse sono scaturite, indicano come preponderante l’esigenza che gli operatori operino non solo con carità, ma anche con professionalità, essenziale per soddisfare i bisogni particolari di queste persone. (continua al link).