All’inizio di questo nuovo anno scolastico il mio pensiero va a coloro che respirano la polvere delle scuole. Auguri a tutti i docenti, insegnanti ed educatori che operano con dedizione e con passione nelle classi a contatto diretto con i mille problemi degli alunni!
Ogni insegnante professionalmente preparato e cosciente del
proprio lavoro, oggigiorno, sa che il gruppo classe è molto composito e formato
da persone con peculiarità proprie, riconosce che ciò è oramai la realtà
e agisce di conseguenza adottando metodi e strategie educativo-didattiche
in linea con le necessità degli allievi.
Il problema enorme, però, è come fare per rispondere ai diversi bisogni
individuali degli allievi presenti in aula. È questa la domanda che pongono
insistentemente i docenti che improvvisamente si accorgono che i loro vecchi
metodi di insegnamento non funzionano più perché indirizzati a favorire
processi di crescita culturale e sociale predisposti per un’unica ipotetica entità:
il gruppo classe.
È evidente quanto la scuola sia in affanno e fatichi a rispondere
adeguatamente alle esigenze degli studenti; le ricerche ci dicono che gli insegnanti
sono sempre più in difficoltà nel proporre percorsi formativi idonei, i risultati
scolastici e le comparazioni internazionali che sondano la preparazione dei nostri
ragazzi mostrano come la situazione sia molto preoccupante. Ma ciò che tormenta
maggiormente coloro che hanno uno sguardo vigile sull’intera scuola italiana è
la continua presa d’atto che gli allievi a scuola sono sempre più difficili sul piano
comportamentale e sempre meno disposti a sopportare una vita di classe che
appare a molti priva di senso.
La soluzione che appare evidente, alla luce anche delle esperienze effettuate
in questi anni e delle ricerche intraprese è, a nostro avviso, la differenziazione
didattica[1], ossia con un’impostazione metodologica che propone piani di lavoro
idonei per ogni allievo, fondata sulla convinzione che tutti in aula presentano i
propri bisogni, i propri problemi e hanno le loro personali potenzialità. Si rigetta,
infatti, l’idea che occorra pensare a un progetto formativo basato su un generico
livello medio potenziale, si rifiuta la visione di una realtà di classe in grado di assorbire
un ideale programma ispirato solo a consuetudini e tradizioni didattiche
stantie, oramai inadatte a offrire valide proposte di apprendimento.
In classe e a scuola ci sono persone, ragazzi, bambini
tutti diversi, con personalità diverse, con potenzialità diverse, con problemi
diversi
È vivendo nella scuola, è osservando la quotidianità, è respirando la polvere delle aule
che ci accorgiamo di come questa verità, la differenza delle persone, debba
rappresentare un dato di realtà capace di modificare la didattica rendendola
significativa per tutti.
24.08.17 Luigi d’Alonzo
[1] L. d’Alonzo, La differenziazione didattica per l’inclusione, Erickson, Trento, 2016.